La commedia, tratta dalla novella “Richiamo all’obbligo” del 1906, risale al 1919. Definita da Pirandello «apologo in tre atti», fu rappresentata per la prima volta al Teatro Olimpia di Milano il 2 maggio 1919 dalla Compagnia di Antonio Gandusio e fu accolta sfavorevolmente dal pubblico e dalla critica per il suo contenuto un pò troppo scollacciato per quegli anni. Proprio questo impasto di ipocrisia e di sesso riesce a essere esilarante e allo stesso tempo risulta di una graffiante forza polemica e ha fatto di questa commedia una tra le più rappresentate e meglio accolte dal pubblico ancora oggi a cent’anni di distanza. L’uomo, il signor Paolino, professore rispettabile, colpevole, a suo dire, solo di “aver colto un frutto da un albero abbandonato”; la virtù, la signora Perella, sua amante, in apparenza tutta modestia, virtù e pudicizia, anche se… incinta del professor Paolino; la bestia, il marito, capitano di marina che ha un’altra famiglia a Napoli e, usando ogni pretesto, evita di avere rapporti fisici con la moglie. Senza l’incidente dell’inattesa maternità tutto sarebbe filato liscio e i due amanti avrebbero potuto continuare per anni e anni a recitare la parte di persone integerrime. È questa la società che Pirandello vuol rappresentare: una società che in apparenza accetta le norme comuni e le convenzioni e in segreto le trasgredisce.